Valorizzazione del Patrimonio Culturale ed Ambientale delle Valli di Comacchio (FE)


Il Restauro dei casoni di Valle a Comacchio

Operare all’interno di un contesto paesaggistico straordinario

La ricerca storica come guida per il progetto di restauro

 

COMMITTENTE
Comune di Comacchio

PERIODO
2016-2022

LUOGO
Comacchio (FE)

IMPORTO LAVORI relativo ai casoni
278.968,00 €

INCARICO e PROFESSIONISTI INCARICATI
RTP
Capogruppo Mezzadringegneria S.r.l. (Mandanti Inver S.r.l., Ing. Giuliano Mezzadri, Arch. Francesco Vazzano, Arch. Sergio Fortini, Arch. Elisa Uccellatori, Ing. Arch. Maira Passarella, Studio Associato Sergio Ghetti – Sandro Formignani, Geol. Emanuele Stevanin).

Incarico conferito alla Mezzadringegneria S.r.l per le mansioni:

  • Progetto architettonico (comprendente le ricerche documentarie e l’analisi storico-critica) e direzione operativa – Ing. Arch. Valeria Virgili
  • Progetto strutturale e direzione operativa strutturale – Ing. Denis Zanetti

Impresa esecutrice: Consorzio Nazionale Cooperative Produzione e Lavoro “Ciro Menotti”

Il presente intervento si inserisce in un contesto paesaggistico unico: le Valli di Comacchio. Più precisamente fa parte di una serie di interventi di valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale delle Valli di Comacchio previsti da un bando di gara di progettazione, vinto da un ampio raggruppamento di professionisti con capogruppo la Mezzadringegneria S.r.l. (mandanti Inver S.r.l., Ing. Giuliano Mezzadri, Arch. Francesco Vazzano, Arch. Sergio Fortini, Arch. Elisa Uccellatori, Ing. Arch. Maira Passarella, Studio Associato Sergio Ghetti – Sandro Formignani, Geol. Emanuele Stevanin).

La differente natura dei diversi interventi previsti dal bando di gara (da un sottopasso di una strada statale, alla manutenzione e/o realizzazione di ponti carrabili o ciclopedonali e piste ciclabili, alla riqualificazione delle sponde, a interventi sui fabbricati, casoni e stazioni di pesca) ha fatto sì che i professionisti della RTI si suddividessero i temi di progetto in base alle proprie competenze e ai diversi campi di attività di ciascuno di essi.

Il progetto di recupero e restauro dei quattro casoni di valle ha interessato sostanzialmente solo gli involucri esterni.

Del progetto architettonico e strutturale si è occupata la Mezzadringegneria S.r.l, nella persona dell’ Ing. Arch. Valeria Virgili (progettista e direttore operativo architettonico e di restauro dell’intervento, comprendente anche le ricerche documentarie e l’analisi storico-critica), e dell’ Ing. Denis Zanetti, progettista strutturale e Direttore Operativo strutture. La progettazione e Direzione Operativa degli spazi esterni ai casoni è stata affidata agli Archh. Sergio Fortini ed Elisa Uccellatori, mentre la progettazione degli impianti elettrici e la relativa Direzione Operativa sono stati affidati al P.I. Sergio Ghetti. La direzione lavori e il coordinamento della sicurezza sono stati affidati all’Architetto Elisa Uccellatori.

I casoni sono fabbricati strettamente collegati all’esercizio della pesca nelle Valli. Purtroppo, ne sopravvive solo una piccola parte, quale residuo di un complesso sistema (interamente gestito dall’azienda Valli Comunali) che si è protratto per secoli, seguendo rituali ben precisi, fino agli anni ‘60 del Novecento. Nei casoni si alternavano gruppi di pescatori che, lasciate le famiglie, stazionavano in valle per diversi giorni per pescare.

Dalla fine degli anni ’60 vi fu un progressivo abbandono della pesca estensiva nelle valli, ritenuta incongrua ai fini economici, e tutte le attrezzature e le costruzioni ivi esistenti caddero in disuso e conseguentemente in rovina.

Negli anni ’80 il Comune di Comacchio ha elaborato un complesso “Progetto di recupero ambientale e itinerari turistici”, finanziato dalla Comunità Europea, per la valorizzazione turistica delle valli, in quanto particolarissimo ambiente naturale e habitat privilegiato per una vastissima fauna sia stanziale che migratoria. Il progetto ha previsto la riqualificazione solo di pochissimi casoni (quelli maggiormente scampati alla rovina).
A seguito di questo intervento, questi edifici vennero ad assumere un colore rosato (vista l’estrema aggressività dell’ambiente salmastro, per proteggerli dall’umidità, si è utilizzato un intonaco di cocciopesto, poi lasciato a vista come finitura). Pertanto, a partire dagli anni Ottanta, si è diffusa e consolidata l’immagine dei casoni di valle di colore rosato, perdendosi la memoria precedente, ormai nota soltanto ai vecchi pescatori (gli unici che avevano avuto la possibilità di vederli nella loro funzione originaria).

Un’accurata ricerca documentaria ha permesso il rinvenimento di foto e filmati d’epoca in cui si rilevava che i casoni erano bianchi; questo è stato poi confermato anche da un interessantissimo studio degli anni ‘50 di un noto professore di geografia dell’epoca (Prof. Ortolani) che ha descritto accuratamente questi edifici, mantenuti in funzione a seguito di una continua manutenzione. Rilevava anche che nelle valli emiliane si usava dipingere i casoni da pesca col bianco (il bianco di calce), nelle valli venete invece, per vecchia consuetudine, erano tinteggiati di colore rosso mattone. Il colore bianco inoltre rendeva maggiormente visibili questi fabbricati nei lunghi periodi di nebbia. L’attenta osservazione delle foto degli anni ‘80 ante lavori ha permesso di rilevare tracce evidenti di tinta bianca, il che ha permesso di accertare che i casoni sono rimasti bianchi fino a quando erano in uso, e il colore rosato si può considerare un’ ”interpretazione”, circoscritta al progetto di riqualificazione a uso turistico.

Di fronte alle testimonianze rinvenute, il progetto ha previsto la riproposizione del colore bianco quale colore “proprio” dei casoni, ricomponendo la visione paesaggistica complessiva che si è tramandata nel corso dei secoli. La ripresa dell’aspetto storico tradizionale ci è sembrata doverosa, specie considerando l’eccezionalità dell’area in oggetto, ancora naturalisticamente intatta e per secoli geograficamente isolata, in cui fino al secondo Dopoguerra generazioni e generazioni di persone sono vissute nello stesso modo, perpetuando usi e rituali.

D’accordo con la Soprintendenza però, non si è riproposto il bianco puro della calce, ma un bianco leggermente avorio, un po’ più “morbido” rispetto l’originale. Questo è sembrato opportuno anche considerando i trent’anni di “interruzione” della tinta bianca a seguito del progetto degli anni ’80. Oggi è possibile rivedere i casoni sostanzialmente nella loro immagine “tradizionale”, con i tetti in cotto a falde e gli scuri in legno verdi.

I lavori in programma hanno voluto avere uno scopo principalmente conservativo, salvaguardando l’involucro esterno: pertanto le coperture sono state rifatte (mettendo la guaina e realizzando dei coperti ventilati), le murature riparate ove necessario (principalmente negli architravi, nei camini e alla base, dove l’umidità aveva creato polverizzazioni e degrado), gli intonaci esterni per buona parte rifatti, integrati gli scuri e riparati gli infissi.

Altri lavori (progettati dagli Archh. Sergio Fortini ed Elisa Uccellatori) hanno riguardato le pavimentazioni esterne in cotto, e le aree circostanti i casoni, con realizzazione di panchine, gestione del verde, recupero di ponti pedonali e cavanne (rimesse per le barche).